La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 27 ottobre 2024

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I Domenica dopo la Dedicazione. Il mandato missionario. Sinergia. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Mc 16, 14b-20

Che cosa implica insegnare ai bambini ai ragazzi che il mondo va letto solo dentro la cornice dell’eroismo solitario? Immedesimarsi in quel modello di personaggio, che valori radica? Che modalità d’azione sviluppa? Dentro questa tipologia di storia si cresce più competitivi che collaborativi, più guardinghi che fiduciosi, più rivendicativi che riconoscenti; si cresce psicologicamente predisposti a difendersi.
Michela Murgia, Noi siamo tempesta

Rito ambrosiano. Prima domenica dopo la Dedicazione della chiesa cattedrale; una domenica che ha un sottotitolo che recita: “il mandato missionario”.

Dopo la Pasqua, Gesù si manifesta vivo agli Undici, rimproverandoli per la loro incredulità e durezza di cuore, che li avevano portati a rigettare la testimonianza di chi lo aveva visto Risorto.

Subito, però, li investe di una missione: annunciare a tutto il mondo la Buona Notizia che siamo amati da Dio e che c’è vita per sempre. Essi dunque partono, e i germogli del Vangelo fioriscono da subito: lingue nuove, serpenti e veleni che non potranno fare alcun male, gesti di guarigione che sanano tutti. È il trionfo della vita! E non bisogna attendere un futuro lontano per vederlo, ma è sufficiente frequentare quelli che credono, perché tali germogli li accompagnano.

Nel libro della Genesi, il personaggio di Noè, a sua volta protagonista della rinascita dell’umanità dopo il diluvio, viene definito così: “Era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio” (Gen 6,9). Mi ha sempre colpito la semplicità e la bellezza di questa definizione: “Camminava con Dio”. Ai discepoli che Gesù invia accade lo stesso: “Il Signore agiva insieme con loro”. Gli uomini e le donne di Dio, protagonisti della missione, annunciatori di una vita nuova, sono collaboratori di Dio.

Mi verrebbe da dire che “non consumano la loro energia”, ma vivono di sinergia.

Nel bellissimo libro di Michela Murgia dal titolo “Noi siamo tempesta” si raccontano storie di collaborazione e si afferma che il mondo è cambiato (in meglio) più per queste vicende che non per le azioni di eroi solitari. Tuttavia, è proprio la cultura della competizione e dell’eroe solitario quella in cui siamo stati per lo più educati. Probabilmente smantellare questa cultura è un passo fondamentale anche per diventare veri credenti e compiere la missione che Gesù ci ha affidato.

Il fondamento della fede, infatti, non può generare l’impalcatura del personalismo, ma al contrario regge la costruzione dell’uomo nuovo, che è “collaboratore di Dio” (1Cor 3,9, ma anche 2Cor 6,1 e 3Gv 1,8).

Quindi c’è di mezzo un cambio di prospettiva, senza il quale la Parola non passa e i segni non fioriscono. Spostare il baricentro si può, come è accaduto agli Undici, rinnovati nel profondo, dall’incontro con il Risorto.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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