XIII Domenica dopo Pentecoste. Palestra della fede. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo
Lc 7, 1b-10
Il fascino delle gare olimpiche ci conquista sempre. Le guardiamo da fuori con apprensione e ci rendiamo conto di riuscire solo in parte ad immaginare che cosa abbiano chiesto all’atleta: quali sacrifici, quale dedizione, quale rigore.
Che ne è dell’esperienza di fede?
Il catechismo ci insegna che essa mette in gioco una grazia che Dio stesso concede e insieme una libertà che tale grazia la raccoglie. D’accordo. Dal punto di vista umano, però, questa libertà nasce per inclinazione naturale oppure possiede a sua volta delle premesse che ne determinano il sorgere?
Nel Vangelo della XIII domenica dopo Pentecoste, nel rito ambrosiano, viene narrato l’episodio eccezionale di un miracolo per procura: un centurione, il cui servo sta per morire, manda a chiedere a Gesù di guarirlo; i due non si incontreranno nemmeno, ma il Maestro ne intuisce la fede e il miracolo avviene.
Su cosa si fonda la fede del centurione?
In questo strano racconto – unico episodio nei Vangeli – sono gli emissari stessi (anziani giudei) a tessere le lodi dell’uomo d’armi: “Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga”. Nessun miracolo è accompagnato da una “raccomandazione” simile, ma proprio questa ci permette di far luce su quel che sta sotto e sta prima delle bellissime e olimpiche parole che poi il centurione pronuncerà: “Di’ una parola e il mio servo sarà guarito”.
La fiducia che egli accorda a Gesù è solo l’ultimo di tanti atti di fiducia: questo soldato, che poteva essere distante o addirittura maldisposto nei confronti degli impegnativi abitanti di una terra occupata, instaura con loro una relazione buona e affidabile. Al momento opportuno, anche Gesù gli appare affidabile e il centurione crede, al punto da far dire al Maestro: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”. Palestra della fede è dunque la fiducia nel prossimo: l’allenamento si gioca lì.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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