La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 9 gennaio 2022

Leggi in 5 minuti

9 gennaio 2022. Battesimo del Signore. Festa del Signore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
(Lc 3, 15-16.21-22)

“Che vergogna che tu non sia mai venuta qui prima” disse Sabina mostrandole i quadri appoggiati al muro. Le tirò fuori perfino una vecchia tela che aveva fatto quando ancora era a scuola. Mostrava il cantiere di un’acciaieria in costruzione. L’aveva dipinto al tempo in cui l’Accademia esigeva il più rigoroso realismo (allora l’arte non realista veniva considerata un tentato sovvertimento del socialismo) e Sabina, guidata dallo spirito della scommessa, cercava di essere ancor più rigorosa degli insegnanti e dipingeva con una tecnica che mascherava la pennellata e produceva l’effetto di una foto a colori. “Quel quadro mi si era rovinato. Ci era gocciolato sopra del rosso. All’inizio mi infuriai, ma poi quella macchia cominciò a piacermi perché sembrava una crepa. Come se il cantiere non fosse un cantiere autentico, bensì un vecchio scenario teatrale strappato con sopra dipinto un cantiere. Cominciai a giocare con quella crepa, ad allargarla, a immaginare cosa sarebbe stato possibile vedere dietro. Fu così che dipinsi il mio primo ciclo di quadri che intitolai “Fondali”. Naturalmente non potevo mostrarli a nessuno. Mi avrebbero cacciato dall’Accademia. Davanti c’era sempre un mondo perfettamente realistico e un po’ più in là, come dietro alla tela strappata di uno scenario, si vedeva qualcos’altro, qualcosa di misterioso o di astratto”. Tacque, poi aggiunse: “Davanti c’era la menzogna comprensibile, e dietro, l’incomprensibile verità”.
(M. Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere)

Sabina è una pittrice, vive nella Praga compressa dal regime comunista. Accoglie nel suo atelier Tereza e le mostra i suoi quadri. Un incidente ha rovinato una delle sue tele. Anzi no, l’ha aperta a insospettate e sorprendenti profondità. “Poi quella macchia cominciò a piacermi perché sembrava una crepa”: una fessura nel troppo angusto scenario comunista, nel fondale del soffocante teatrino dell’ideologia di regime, un invito all’evasione verso i territori sconfinati di un’altra immaginazione. “Davanti c’era la menzogna comprensibile, e dietro, l’incomprensibile verità”.

Uno squarcio attraversa anche il cielo di Galilea. Anche sopra Gesù si apre una crepa, si allarga una soglia che invita a esplorare inattese profondità “di grazia e di verità” (Gv 1,17). Che il mondo sia uno spettacolo chiuso su se stesso, costretto tra le fredde pareti della pantomima utilitaristica, per cui solo ciò che produce (l’acciaieria) merita di essere considerato, è un inganno. Una “menzogna comprensibile”. Dietro, più nel profondo, vive e respira il Mistero, il Dio dall’incomprensibile amore, che per troppa passione deborda dai suoi cieli e, squarciandoli, dilaga nel mondo. Gesù si sente investito dal quieto impeto dell’Amore del Padre (“Tu sei il Figlio mio, l’amato”), investito della responsabilità di annunciare la pace tra Cielo e terra (la colomba).

Dopo la misteriosa esperienza del battesimo al Giordano, Gesù si ritirerà a lungo nella solitudine del deserto. Dovrà, come Sabina, “giocare con quella crepa”, lasciarle spazio, per esplorare le profondità di quell’altro mondo, quello dell’intimità con il Padre, quello del Regno di Dio che viene avanti. Come Sabina, anche Gesù dovrà fare i conti con l’ostilità del contesto, che non vuole saperne di quel Mistero.

Ogni discepolo di Gesù, anzi ogni cuore aperto al Mistero (poeti, artisti, uomini e donne radicati nell’amore…) gioca con quella crepa, è impegnato nell’esplorazione di quel che c’è “dietro la tela strappata dello scenario”. Le nostre parole sanno ancora accompagnare alla soglia di quello squarcio?

Nella grande avventura, il Signore delle crepe ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

Restiamo in contatto

Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sui nuovi contenuti

© Vuoi riprodurre integralmente un articolo? Scrivimi.

Sostieni Caffestoria.it


Lascia un commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.