Domenica delle Palme. Contatti. Per lasciarci toccare. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Gv 11, 55 – 12, 11
In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Il Vangelo del rito ambrosiano ci presenta in questa Domenica delle Palme la scena della cosiddetta “unzione di Betania”, in cui Maria, sorella di Lazzaro, unge i piedi di Gesù con un unguento preziosissimo e li asciuga con i propri capelli.
Questa donna sembra una perla preziosa al centro di una conchiglia ruvida, fatta di tutti coloro che circondano Gesù senza capirlo, talvolta addirittura in aperta opposizione. Da una parte lei, con le sue mani delicate, che toccano il Maestro per custodirlo; sul fronte opposto gli altri, con le loro mani violente, che lo vogliono afferrare per toglierlo di mezzo.
Gesù non si sottrarrà né alle une né alle altre, permettendo ogni contatto con lui, perché solo attraverso di esso si manifesta la vera identità di ciascuno, e insieme, la sua vocazione (Lc 2,35). Per questo Gesù ci sta, anche se per lui non si tratta di un gesto atarassico: Maria, col suo prendersi cura, lo conforta (Mc 14,6); gli altri, trattandolo come una pietra di scarto, lo uccideranno.
Se la nostra fede è fatta di gesti e di contatti alla presenza del Signore è perché essi, più di ogni altra cosa, sono sempre, oggi come allora, l’epifania definitiva della nostra vita. Questa Settimana Santa dunque comincia così, con un Gesù che vuole lasciarsi toccare anche da noi, perché noi ci lasciamo toccare da lui.
La purezza di questo contatto non dipenderà da quanto le nostre mani siano linde, ma da quanto il nostro cuore sia disponibile e aperto.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
© La riproduzione integrale degli articoli richiede il consenso scritto dell'autore.