La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 21 aprile 2024

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IV Domenica di Pasqua. Il “lato pecore”. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Gv 10,27-30

Jesus He knows me
and He knows I’m right
I’ve been talking to Jesus all my life.

Gesù mi conosce, e sa che ho ragione!
È tutta la vita che parlo con Gesù!

Jesus, He knows me (Genesis, 1992)

Nel 1992 i Genesis pubblicano una canzone che si intitola “Gesù, Lui mi conosce!”. È una delle canzoni più satiriche che mi vengono in mente, e Phil Collins ne parla in questi termini:

Un ritornello che mi girava in testa da tempo, e dal quale partii per costruire il pezzo. Il nocciolo era la frase “Jesus, He knows me and He knows I’m right” (“Gesù, Lui mi conosce e sa che ho ragione”). Molti pensarono che avessi avuto una sorta di crisi mistica, mentre invece riguarda gli evangelisti televisivi. Non è un brano contro la religione, ma contro l’ipocrisia degli evangelisti. In America ci sono più di quaranta canali tv dove trovi questi orribili truffatori. E, a quanto pare, sembra che gran parte degli americani non se ne renda conto. Sarà che l’America è un Paese meno cinico dell’Europa, ma è sorprendente per un europeo vedere questo spettacolo. Ti chiedi come possa la gente prenderli sul serio. A me sembravano dei programmi comici…

Giammetti Mario, “Musical box. Le canzoni dei Genesis dalla A alla Z”, Arcana, 2010.

Nel vangelo di oggi, IV domenica di Pasqua nel rito ambrosiano, la persona del Risorto è stata letta e contemplata con l’immagine del Buon Pastore, molto preziosa già nel Primo Testamento e poi, relativamente a Gesù, sviluppata dal Vangelo di Luca e arricchita da quello di Giovanni.

Nelle poche righe della pagina, Gesù parla del grande dono riservato alle sue pecore, “Io do loro la vita eterna”, e lo fa derivare direttamente alla conoscenza personale che lega il pastore e la sua pecora.

Quindi – è vero – Gesù ci conosce, e la vita eterna che dona è la conseguenza del suo amore e dell’amore del Padre: dura per sempre ed è più grande di tutto e di tutti.

Dal “lato pecore” però, questa conoscenza di Gesù è solo “ascoltare” e “seguire”; nessuno, dunque, possiede il pastore, pur potendo dire “è il mio pastore”.

La conoscenza di Gesù non sarà mai possesso, mai esclusività, meno che mai “potere” di dispensare Gesù. Nessuno, infatti, “conosce il Figlio, se non il Padre” (Mt 11,27).

La necessità umana di entrare in rapporto con quel Dio dispensatore di vita ci mette spesso in cerca di mediatori privilegiati, ai quali ci si affiderebbe volentieri (talvolta con un’incomprensibile ingenuità), perché suggeriscano strade e dicano “cosa fare”, sostituendosi all’Unico, la cui Parola è luce sul cammino.

Ogni accompagnamento spirituale, invece, è vero quando chi accompagna è in grado di indicare sempre l’Unico Pastore, con il quale giocarsi la propria relazione in prima persona.

Tutti i “pastori” che le Chiese ci offrono infatti, anche quelli “veri” (e non truffatori), che Dio chiama a far pascolare le pecore, saranno sempre scelti dal gregge, e apparterranno sempre incontrovertibilmente… al “lato pecore”.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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