La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 14 aprile 2024

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III Domenica di Pasqua. Precipitazioni. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Gv 14, 1-11a

“Là dov’ero, ero perso…
c’erano confini che non potevo cambiare!
…Se tu te ne vai, mi lasci qui da solo, allora sì, ti aspetterò!”

Coldplay, In my place (A rush of blood to the head, 2002)

Un fiume di parole direttamente dal cuore.

È così che Carlo Maria Martini ha interpretato il lungo discorso di Gesù ai discepoli, nell’ultima cena secondo Giovanni.

In questa terza domenica di Pasqua, il rito ambrosiano ci fa tornare a quei dialoghi densi di sentimento e nostalgia, in cui emerge la fede di Gesù ma insieme lo smarrimento dei discepoli, in un groviglio di sentimenti tra loro dissonanti eppure delicatissimi.

Gesù percepisce quello che tutti provano e rassicura i suoi amici, ma le sue parole restano per loro quasi incomprensibili. I discepoli tacciono; a tratti domandano: “Dove vai? Chi ti tradisce? Mostraci il Padre!”.

Ogni loro intervento è un grido di angoscia trattenuto a stento, come fosse urlato a mezzavoce.

Alla fine Tommaso esplode.

“Non sappiamo dove vai!”, è forse la più eloquente dichiarazione di smarrimento che i discepoli riescono a fare: è la confessione di essersi persi.

Forse è per questa assonanza di sentimenti che mi è venuta in mente “In my place”, la canzone dei Coldplay che ho citato all’inizio: pochi album di musica contemporanea sono così tristi e nostalgici, ma insieme riusciti, come “A rush of blood to the head” (“Un flusso di sangue alla testa”); nella canzone si parla appunto di smarrimento, “del posto che occupiamo nel mondo e di quello che dobbiamo fare per tirare avanti”, commenta in un’intervista Chris Martin, il frontman del gruppo.

Rileggere questo Vangelo dopo la Pasqua mette una luce del tutto nuova non solo sui dialoghi di quella sera, ma anche sui nostri smarrimenti che ora ci appaiono illuminati dal cammino del Risorto: quando non sappiamo quale sia il nostro posto nel mondo, quando non vediamo la strada, quando non intravediamo la presenza di Dio accanto a noi, tutto ciò che fu detto ai dodici diventa per noi la risposta definitiva.

“Io sono la via, la verità e la vita”, e cioè: tutto precipita su Gesù, tutto si riassume in Gesù, tutte le risposte arrivano per lui e passano attraverso di lui.

Negli Atti degli apostoli, Pietro lo dirà in modo potente e definitivo: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,21).

La corsa dei discepoli, da Pasqua in poi, è un precipitarsi verso il luogo, il senso, la via in cui tutto trova la sua meta.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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