Domenica 27 dicembre 2020. III Giorno dell’Ottava di Natale. Festa di san Giovanni Evangelista. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Pietro: «Seguimi». Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.
(Gv 21, 19c-24)
L’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta e io ebbi paura; l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita. E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti… dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre a follie, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio
(E. Lee Masters, Antologia di Spoon River)
L’inizio e la fine del Vangelo di Giovanni si richiamano. Una scena (1,35-39) racconta di due discepoli di Giovanni il Battista che vedono passare Gesù, e alle parole del loro maestro (“Ecco l’agnello di Dio!”) gli si metton dietro. Allora Gesù si gira e pone loro una domanda: “Che cercate?”. E conclude invitandoli a seguirlo.
L’altra mette in scena ancora Gesù e due discepoli. Anche qui si tratta di stargli dietro (“Il Signore Gesù disse a Pietro: Seguimi. Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava…”), anche qui risuona una domanda (“Pietro disse a Gesù: Signore, che cosa sarà di lui?”), anche qui Gesù conclude invitando alla sequela (“Tu seguimi”).
Ognuno a proprio modo, ma la questione della vita è di seguire il Maestro. Di non sottrarsi all’avventura di star dietro a chi scegliamo di seguire.
“Dare un senso alla vita può condurre a follie – medita dalla sua tomba il silenzioso personaggio cui dà voce Lee Masters – ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio”. Una vita senza senso, senza direzione, è insopportabile.
“Maestro, dove abiti?”, gli avevano chiesto i primi due discepoli quel giorno lontano. “Venite e vedrete”, aveva concluso Gesù. “Tu seguimi”, ribadisce anni dopo a Pietro.
L’amore mi si offre. Lo prenderò per inganno? Il dolore, l’ambizione, quanto di grande e impegnativo c’è sul cammino umano mi esorta a varcar la soglia: mi lascerò raggiungere dal loro invito a mettermi in gioco?
Nella grande avventura di vivere, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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