Trasfigurazione del Signore. Emozioni A/R. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Mt 17, 1-9
In quel tempo. Il Signore Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
“Dovessi dire all’attimo: Fermati, sei bello! allora gettatemi in catene, allora accetterò la fine!”
(Goethe, Faust)
“È bello per noi essere qui”. Sono queste le uniche parole coerenti che Pietro riesce a dire durante lo splendido episodio della Trasfigurazione, festa celebrata questa domenica nella liturgia ambrosiana. Come anche Faust, Pietro vorrebbe che l’istante perfetto, agognato in mille ricerche e finalmente trovato, si potesse fermare per durare in eterno: “Facciamo tre tende…”.
La Trasfigurazione è il momento perfetto di quei discepoli più vicini al cuore di Gesù che finalmente contemplano la bellezza e la gloria del loro Maestro, avvolto in vesti bianchissime e assiso nel mezzo tra Legge e Profezia, tra Mosè ed Elia. Ma il viaggio verso il monte, che si esaurisce con il fortissimo picco emotivo di questa visione, ha anche un biglietto di ritorno, perché Gesù ridesta i discepoli a tornare con lui in pianura, per tuffarsi di nuovo nella vita di tutti i giorni, nella quale il lavoro di pescatori di uomini li attende.
Le emozioni sono un tema importante e spesso abusato: dopo essere state malviste e condannate alla soppressione, anche da tanta cultura cristiana, oggi sono invece sequestrate da un pensiero dominante che le ritiene il fine e la meta di tutto. Il Vangelo ci porta invece a guardare le emozioni non come il punto di arrivo, ma certamente come un mezzo che è necessario assumere per raggiungere la visione piena delle cose.
Con il Maestro i biglietti sono, appunto, due: nel viaggio di andata alle emozioni viene dato pieno diritto di cittadinanza nel bagaglio esperienziale dei discepoli, perché quella di mostrare loro la sua gloria non è certo una scelta casuale da parte di Gesù. Esiste, però, anche un viaggio di ritorno, nei confronti del quale l’emozione vissuta è come un punto di ripartenza che dischiude le prospettive di una riflessione ulteriore, più consapevole, più ricca. Finalmente piena.
Don Alessandro, dalla GMG 2023 di Lisbona
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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