Domenica 11 settembre 2022. II Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
(Mt 21, 28-32)
Un tale chiese al Rabbi: “Che strana maledizione è quella con cui Dio ha maledetto il serpente: mangerai la polvere! Se Dio gli ha dato la natura di potersi cibare di questa, mi sembra piuttosto una benedizione che esso possa trovare dappertutto ciò di cui ha bisogno per vivere!”. Rispose il Rabbi: “All’uomo Dio ha detto che avrebbe mangiato il pane col sudore della sua fronte e che se gli fosse mancato si rivolgesse a Dio per aiuto; alla donna ha detto che avrebbe partorito con dolore e che, se l’ora le fosse stata troppo grave, pregasse Dio di concederle sollievo. Così ambedue sono legati a Lui e trovano la strada verso lui. Al serpente, invece, Dio ha dato tutto ciò di cui ha bisogno, perché non abbia alcuna preghiera da rivolgerGli. Così Dio provvede talora i cattivi di grandi ricchezze”.
(M. Buber, I racconti dei Chassidim)
C’è un dato di fatto che sorprende Gesù: sono proprio coloro che non ti aspetteresti ad accogliere il Regno, mentre quelli che a rigor di logica dovrebbero essere pronti a riconoscerlo paiono spesso disprezzarlo.
“I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”, ci entrano con più facilità, perché riconoscono di averne bisogno: la loro vita faticosa e da voi spietatamente condannata li mette in condizione di cercare sollievo, e sentono di trovarlo in me. Da lì ripartono, e la loro vita si trasforma.
Voi, invece, “non vi siete nemmeno pentiti” di fronte alle parole di Giovanni il battista, di colui che vi apostrofò come “figli del serpente” (Mt 4,7) per scuotervi dal vostro torpore. Vi siete rintanati nella vostra pretesa inavvicinabile giustizia: non vi accorgete che in questo modo rendete vano il desiderio di salvezza di Dio su di voi? Così ricchi e sazi di voi stessi, della vostra polvere, non vedete il sentiero che si apre davanti a voi per condurvi al Padre.
Quel che ci apre alla Vita è la relazione d’amore con il Dio vivente. Nella durezza della vita è sempre di nuovo questa consapevolezza a rimetterci in piedi, a spingerci a muovere ancora i nostri passi. È la preghiera a renderci vivi, riflette il Rabbi della tradizione chassidica, e chi si sente ricco e sazio non conosce lo gioia di questo dono. Perché la preghiera nasce più dal vuoto che dal senso di pienezza. Se neanche ti accorgi della tua povertà, come potrai mendicare l’oro della Presenza?
Sul sentiero della nostra consapevole e serena povertà, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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Caro don Paolo, questo non è un commento al suo commento, ma un ringraziamento. Imbranata come sono non so nemmeno se riuscirò a farglielo arrivare. Prima dell’estate un nostro caro amico, don Dario Balocco, mi ha straconsigliato di ascoltarla dicendo che l’avrei trovata in rete, avrei potuto farne addirittura una scorpacciata. Ora, capisco che sembra di sminuirla dire che mi ha allietato la lunga e noiosa preparazione di verdura e frutta (da un minimo di 9 a 12 persone pranzo e cena per 2 mesi… nelle sue sconfinate passeggiate letterarie e bibliche ha mai trovato accenno a un Paradiso dove crescono sugli alberi già lavate e affettate?), ma ha avuto il potere di far correre veloce il coltello e invogliarmi a continuare a cercare… non solo, mi ha fatto anche grande compagnia quando si spegnevano le voci dei 5 gnometti, dei genitori esausti, del marito che si abbandonava a un poliziesco ed io, rifugiata nel letto, ascoltavo le sue parole e dimenticavo i dolori incalzanti. No, forse così suona un po’ come una pasticca scacciaguai, dovevo semplicemente dire che la ascolto con grandissimo interesse,
Paola
Cara Paola, grazie per il tuo generoso riscontro. Ne do notizia a don Paolo. Un saluto.
Grazie Simone, la mia scarsa dimestichezza con questi mezzi è evidente. Credevo di mandare un messaggio privato e chiedo scusa per aver invaso questo spazio.
Buon lavoro a te e ai tuoi collaboratori!
Nessuna invasione, Paola. È un piacere.