La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano del 14 marzo 2021

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Domenica 14 marzo 2021. IV Domenica di Quaresima. Domenica del cieco. Anno B. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».
(Gv 9, 1-38b)

“Era giugno, verso mezzogiorno. Passeggiavo in una delle vie di quella città molto tranquilla. Improvvisamente, ebbi l’impressione che il mondo si allontanasse e si avvicinasse nello stesso tempo o, piuttosto, che il mondo si fosse allontanato da me, di essere in un altro mondo, più mio che il precedente, infinitamente più luminoso; i cani nei cortili abbaiavano al mio passaggio accanto agli steccati, ma i latrati erano divenuti, tutto a un tratto, come melodiosi, o meglio attutiti, come ovattati. Mi sembrava che il cielo fosse diventato estremamente denso, che la luce fosse quasi palpabile, che le case avessero uno splendore mai visto, uno splendore insolito, veramente fuori dell’ordinario. E’ molto difficile da definire; ciò che è più facile da dire, forse, è che provai una gioia enorme, ebbi la sensazione di aver compreso qualcosa di fondamentale; che mi era capitato qualcosa di molto importante. In quel momento mi sono detto: Non ho più paura della morte. Avevo la sensazione di una verità assoluta, definitiva. Mi sono detto che quando, più tardi, avessi avuto delle tristezze o delle angosce, mi sarebbe bastato ricordarmi di quel momento per ritrovare la serenità, la gioia. Ciò mi ha sorretto per un certo tempo […]”
(E. Ionesco, Diari)

Sono sempre dense le pagine di Giovanni. Vi s’intrecciano spesso due livelli: quello evidente e quello più nascosto. Agli occhi degli interlocutori di Gesù è evidente la cecità dell’uomo mendicante. Lo è meno quella dei Giudei, cioè delle autorità religiose. Gesù si impegna su entrambi i fronti. Infondere il vigore della vista a chi non ne ha mai goduto, ed aprire alla luce dell’intelligenza profonda (della fede, della fiducia in lui) coloro che si rintanano nell’oscurità della diffidenza.

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Poter vedere in profondità, sfiorare il Mistero nascosto, che canta e danza alle radici delle cose. Lasciarsi accarezzare dalla luce che sgorga silenziosa dai recessi dell’esistenza. Gesù vuole liberare i sensi degli ottusi. Spalancare il cuore, cioè il modo di stare al mondo, di noi tutti imbrigliati nell’ombra dell’inconsapevolezza.

Ecco, credo, il motivo per cui la pagina del cieco nato mi ha richiamato alla memoria quest’altra di Ionesco. Il suo ricordo di un tempo sospeso di grazia, in cui la verità profonda, il sorriso nascosto delle cose, ha fatto il passo ed ha squarciato il velame del mondo per sgorgare gorgogliando in superficie.

“Mi sembrava che il cielo fosse diventato estremamente denso, che la luce fosse quasi palpabile, che le case avessero uno splendore mai visto”. La luce segreta delle cose di ogni giorno, quella che vibra oltre la superficie per il fatto stesso che esistono, si rende manifesta e si racconta. In quella luce respira tanta gioia. “Provai una gioia enorme, ebbi la sensazione di aver compreso qualcosa di fondamentale; che mi era capitato qualcosa di molto importante. In quel momento mi sono detto: Non ho più paura della morte. Avevo la sensazione di una verità assoluta, definitiva”.

La percezione di Ionesco è come quella di un cieco che comincia a vedere. Mi sono donati squarci di bellezza e gioia nella vita, sprazzi improvvisi di verità e luce nel grigiore quotidiano. Momenti sospesi in cui il mondo parla chiaro, quello stesso che in genere attraverso disattento.

Le accoglierò, le occasioni straordinarie, o le respingerò, come le autorità religiose del tempo di Gesù? La responsabilità di non perder l’occasione è il cuore della nostra avventura di esser vivi.

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Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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