La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 26 giugno 2022

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Domenica 26 giugno 2022. III Domenica dopo Pentecoste. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
(Mt 1, 20b-24b)

E l’angelo parlava, dandosi da fare
attorno all’uomo – e lui serrava i pugni:
“Ma tu non vedi, no, che in ogni piega
fredda è lei come divina alba…”.

Eppure, l’altro a lui guardava, scuro,
e solo ripeteva: “Cosa l’ha così cambiata?”.
Gridò l’angelo allora: “Falegname,
ma non t’accorgi – non ancora – che il Signore Dio vi mette mano?

Perché sai fare tavole, davvero nella tua fierezza
vorresti tu chiamare a discolparsi
lui che dallo stesso legno, inavvertito,
fa che le foglie spuntino, che le gemme gonfino?”

Capì. E quando levò all’angelo
il suo sguardo, intimorito già com’era giusto,
questi era lontano. Tolse, allora,
lentamente il grosso suo berretto. E cantò lodi.

(Rilke, Il sospetto di Giuseppe, in Vita di Maria)

È quello di Matteo, tra i quattro vangeli, a dare più spazio alla figura di Giuseppe. E tuttavia anche nel primo vangelo Giuseppe non parla mai. Agisce, obbedisce, si assume responsabilità, ma tace. E, peraltro, dorme molto: in una successione di quattro sogni, nell’arco di qualche anno, la volontà divina gli è rivelata da angeli che ne accompagnano il cammino.

Se dorme tanto è perché la sua coscienza trova modo di affidarsi alle mani del Padre. Nella Bibbia l’insonnia è in genere il segno di un cuore poco sereno, reso inquieto da angosce o sensi di colpa; il sonno è un tratto distintivo del giusto. Non a caso Matteo parla di Giuseppe come di un “giusto” (1,19).

Ma il grande Rainer Maria Rilke lo immagina impegnato nell’inquieta lotta con l’angelo notturno. Anche l’angelo è faticosamente all’opera, “dandosi da fare attorno all’uomo” – e pare che Giuseppe non stia dormendo affatto. Il falegname di Betlemme (Matteo, a differenza di Luca, sembra suggerire che egli viva lì) è nebulosamente ripiegato sul suo unico rovello: che cosa ha così cambiato Maria? Da dove sorge in lei quella gravidanza inattesa e scandalosa?

E l’angelo deve alzar la voce per penetrare quella coltre di pensieri: pensi forse di aver diritto di chiamare in causa il Signore della vita, che dà forma a cose e persone, che accompagna lo sviluppo di vite e storie? Che cosa aspetti a metterti nelle mani del grande Falegname, che fa germogliare il legno, lui il Silenzioso, che procede “inavvertito”?

Giuseppe si desta, allora – immagina il poeta – dai suoi pensieri di nebbia. Il suo ottundimento interiore si scioglie in canto, mentre si toglie il grosso berretto dalla testa, in gesto di umile riconoscimento del Mistero che l’ha visitato.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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