Domenica 19 gennaio 2020. II Domenica dopo l’Epifania, Anno A. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui (Gv 2, 1-11)
«Casa Ransome era stata svaligiata. “Rapinata”, disse Mrs Ransome. “Svaligiata” la corresse il marito, “le rapine si fanno in banca; una casa si svaligia”. Mr Ransome era avvocato e riteneva che le parole avessero la loro importanza. Anche se in questo caso era difficile trovare un termine preciso. Di solito un ladro sceglie, fa una cernita, prende un oggetto e ne lascia altri. C’è un limite a ciò che riesce a far sparire: per esempio, è raro che porti via una poltrona, ancor più raro un divano. Questi ladri però l’avevano fatto. Avevano preso tutto» (A. Bennett, Nudi e crudi)
Il simpatico racconto di Bennett inizia proprio così. Una coppia di mezza età torna a casa da una serata all’Opera e trova che il suo appartamento è stato completamente svaligiato: i misteriosi ladri han portato via tutto, dai mobili alla carta igienica.
Una vita matrimoniale che si rivela improvvisamente vuota. Questo è, sotto il velo della metafora, il tema affrontato dal divertente scrittore inglese. E anche quello alluso dal grande evangelista Giovanni, nel racconto del primo segno compiuto da Gesù in Galilea. Non hanno vino, gli sussurra Maria. Nel mondo biblico il vino è simbolo della gioia. Quel matrimonio sorge sotto i peggiori auspici: sta nascendo appena, ed è già vuoto di ogni gioia.
Occorrono impegno, generosità e fiducia perché il vuoto si sciolga in abbondanza. I servi di casa danno credito allo sconosciuto maestro di Galilea e riempiono fino all’orlo le giare per le abluzioni. Dalla loro fiducia e dal loro lavoro Gesù trae la gioiosa scaturigine di seicento litri di gioia.
Il Figlio è all’opera perché la vita sovrabbondi di gioia, dice Giovanni. La vita è all’opera perché, magari attraverso trame impreviste – il clamoroso inatteso furto – ognuno si renda conto che, se non ci si prende cura della propria coppia, il matrimonio si svuota come casa Ransome.
Darò fondo al mio impegno, fino all’orlo, perché le mie giornate accolgano la gioia, senza arrendersi all’avvilimento di stanze senza amore.
Il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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