“La Parola, la Chiesa, il mondo” si prende una pausa

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Giunti al termine del ciclo triennale affidato a don Alessandro Noseda, la rubrica “La Parola, la Chiesa, il mondo” di Caffestoria.it si prende una pausa per pensarsi e ripensarsi.

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Sette anni di commenti al Vangelo, secondo la scansione dell’anno liturgico ambrosiano, affidati a tre sacerdoti. Uno sguardo sul mondo attraverso la Parola e l’insegnamento della Chiesa. La convinzione di non volersi sostituire all’omelia, ma piuttosto di farsi veicolo di voci e punti di vista che possano arricchirla. Sono queste le caratteristiche principali della rubrica “La Parola, la Chiesa, il mondo”.

Molto ĆØ cambiato dal suo avvio, a cominciare da due termini del trinomio: il mondo e la Chiesa. Frammentazione, incertezza e interconnessione definiscono il primo, mentre la Chiesa si misura con quello che papa Francesco riconosceva essere – piuttosto che un’epoca di cambiamenti – un cambiamento d’epoca.

Ne ĆØ un piccolo, ma sostanziale tassello il rapporto fra i preti e la rete: con la moltiplicazione delle piattaforme social, molti sacerdoti sono passati da un uso prevalentemente ā€œstrumentaleā€ del web (siti parrocchiali, pagine Facebook per orari e avvisi, canali YouTube gestiti da giovani collaboratori) a una interazione più personale con gli ambienti digitali e con chi li abita.

Gli adattamenti contingenti imposti dalla pandemia, fra il 2020 e il 2023, si sono trasformati in altrettanti caratteri strutturali. Diffusione e accessibilitƠ hanno fatto sƬ che molti preti instaurassero un rapporto senza mediazione attraverso i social, costruendo micro (e macro) comunitƠ online, in diversa misura complementari a quelle parrocchiali, nelle quali la pastorale si intreccia con la testimonianza, la divulgazione e la narrazione privata.

Ha cosƬ assunto spessore la figura del ā€œmissionario digitaleā€ o ā€œinfluencer cattolicoā€ (presbitero, religiosa o religioso, laico o laica che sia), che ha trovato un certo riconoscimento ecclesiale prima nel Sinodo sulla sinodalitĆ  e in seguito in un momento giubilare dedicato.

La differenza ĆØ sottile, ma decisiva: non si tratta più di “usare la” rete, ma di “stare in” rete, in luoghi pastorali dotati di un linguaggio proprio: rapido, visivo, dialogico. Luoghi in cui la Parola evangelica e la testimonianza si misurano con l’istante, con l’immagine, con l’attenzione fragile di chi scorre.

Questo cambiamento ha portato con sé una trasformazione del modo in cui molti sacerdoti, fra gli altri, concepiscono ed esercitano il proprio ministero. La rete non veicola più semplicemente il messaggio: ridefinisce la relazione tra chi annuncia e chi ascolta.

E poi ci sono i laici, e non vengono tanto dappoi. Può sfuggire, ma ĆØ essenziale, la differenza – tecnica e al contempo di sostanza – fra il modo di abitare la rete del primo giovane santo dell’era digitale, Carlo Acutis, e lo stile attuale: l’intera distanza che passa fra un sito web dei primi anni Duemila e l’odierno habitat onlife.

Nel campo della spiritualitĆ , se ne trova traccia nel proliferare di cenacoli digitali di maggiore o minore fortuna, dove il follower ĆØ chiamato a scernere tra il soffio dello Spirito e le folate della visibilitĆ  (quando non degli sponsor). Ma ĆØ, questo, un esercizio tutt’altro che nuovo.

L’innovazione non risiede tanto nell’uso dei social in sĆ©, ormai assodato fino alla prossima metamorfosi, ma nel modo in cui il “missionario digitale” ĆØ chiamato a proseguire l’itinerario verso la piena presenza evangelizzatrice e umanizzante.

Come ogni cammino, anche questo non ĆØ esente da rischi: i “ritmi social” sono imposti alla stanchezza, alla riflessione che guida le scelte, all’esposizione e al bisogno di silenzio. D’altro canto, si tratta di un’occasione per riscoprire che evangelizzare, oggi come sempre, non significa parlare a molti, ma farsi prossimi custodendo al contempo veritĆ  e autenticitĆ . Un lavoro di ecologia digitale, costruito attraverso una paziente rigenerazione degli spazi online, che li renda più umani e più san(t)i.

Un sincero ringraziamento a quanti, con generositĆ  e impegno, si sono avvicendati in questi anni nella cura di questa rubrica: don Ezio Fonio, don Paolo Alliata e don Alessandro Noseda. I loro commenti al Vangelo rimarranno online a disposizione di lettori e lettrici. Proseguono, invece, le esperienze dell’altra rubrica, #ChiesaVintage, e naturalmente quella dell’aperiodico Caffestoria.it.

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