La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 9 maggio 2021

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Domenica 9 maggio 2021. VI Domenica di Pasqua. Anno B. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto. Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».
(Gv 15,26–16,4)

“Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua. Era di carne e d’ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca”.
(G. Rodari, Giacomo di cristallo)

In quella fucina dell’immaginazione che è “Favole al telefono”, il grande Gianni Rodari forgia l’idea di un uomo trasparente. Chi lo guarda capisce cos’abbia in cuore. È sincero e leale. La gente gli vuol bene, “e vicino a lui tutti diventavano gentili”. Si chiama Giacomo, e nel paese gli allungano il nome: Giacomo di cristallo.

Accanto al cristallo, cosa vuoi, le opacità delle cose senza luce vengon fuori più stridenti. E allora, ecco che in quel paese sale al trono un filibustiere di dittatore, sanguinario e prepotente: la solita storia di chi si piglia per il dio in terra. La gente abbassa sguardo e pensieri, e zitta zitta si trascina nell’ombra.

“Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza”.

Giacomo parla con la sua sola presenza. Giacomo è tutto parola. Testimonianza fatta persona a un modo diverso di stare al mondo. Il cristallo è la cassa di risonanza della luce, Giacomo è lo spazio in cui la nostalgia di un mondo libero freme più forte. A quella silenziosa vibrazione, anche gli altri si riscuotono.

“Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione. Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri. Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire”.

Bello. La luce che flagella il sonno del dittatore. Il testimone trasparente come placido irrefrenabile condottiero di giustizia, imprigionato ma incontenibile araldo della libertà che non tollera di esser malmenata. È una potente suggestione, perché nella prospettiva di Gesù il suo discepolo dovrà essere come Giacomo di cristallo. Dovrà essere tutto parola, inconfondibile verbo di nostalgia della verità e di rivendicazione della giustizia. Consapevole di portare in corpo l’incandescente respiro – “lo Spirito”, nei Vangeli –, le dardeggianti sillabe che tormentano i signori delle tenebre, i ridicoli prepotenti, gli impotenti carcerieri. Il tiranno è destinato alla sconfitta.

“Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.”

I tiranni ancora siedono su molti troni, le carceri ancora trattengono molti Giacomo di cristallo. Ma la lunga lotta non è finita. La silenziosa parola e i colorati pensieri non hanno smesso di dilagare.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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