Domenica della divina clemenza. Penultima dopo l’Epifania. Restiamo prossimi. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Lc 7, 36-50
In quel tempo. Uno dei farisei invitò il Signore Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Domenica della divina clemenza. Nel rito ambrosiano è la penultima domenica dopo l’Epifania.
Lui, Gesù, è l’uomo che cammina.
Forse è da Giovanni che ha imparato a camminare, ma a differenza del precursore, i suoi passi lo portano dal deserto alle case in cui la gente vive: è l’uomo che cammina, ma spesso sceglie di fermarsi.
Nelle case ci entra e siede a tavola.
Come quella volta in cui Simone il fariseo lo invita a cena, simile a un sarto che vuole prendere le misure, non però per regalargli una tunica, ma per mettergli in testa un cappello, che è poi quello del pregiudizio: che razza di profeta è mai questo?
Gesù potrebbe sottrarsi. Invece no. Ci sta.
L’uomo che cammina si ferma e resta lì, nel mezzo.
Anche quando arriva questa donna che si scioglie i capelli in pubblico e lo tocca intimamente, bagnandogli i piedi con le lacrime e cospargendoli di profumo, unguento di una prostituta.
Gesù resta lì. E sono due mondi a confronto: quello di Simone, convinto che la santità si realizzi per gradi di separazione, ovvero prendendo le distanze, come il libro del Levitico comanda (Lv 21,1), e quello di Gesù, nel quale Dio stesso mostra che la santità si realizza contromano, ovvero per gradi di comunione, perché il Levitico dice pure un’altra cosa (la più importante): “Amerai il tuo prossimo” (Lv 19,18).
Gesù resta prossimo.
Prossimo ad una peccatrice che viene perdonata, prossimo a un peccatore che invece di trovare Dio alzando muri se lo ritrova davanti determinato ad abbatterli tutti fino a non lasciarne neppure uno.
Restare prossimo, sempre e comunque: questa è la lezione di Gesù, l’uomo che cammina.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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