La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 1° gennaio 2022

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1° gennaio 2022. Circoncisione del Signore. Solennità. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
(Lc 2, 18-21)

“Buon giorno. Perché spegni il tuo lampione?”
“È la consegna” rispose il lampionaio. “Buon giorno”
“Che cos’è la consegna?”
“È di spegnere il mio lampione. Buona sera”. E lo riaccese.
[…] “Non c’è nulla da capire”, disse l’uomo, “la consegna è la consegna. Buon giorno”. E spense il lampione. Poi si asciugò la fronte con un fazzoletto a quadri rossi. “Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire…”
“E dopo di allora è cambiata la consegna?”
“La consegna non è cambiata” disse il lampionaio, “è proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre più in fretta e la consegna non è stata cambiata!”

(A. de Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

Una vita in cui tutto è a tal punto accelerato che la “consegna” essenziale è arrancare dietro le scadenze. Il lampionaio che il piccolo principe incontra sul suo pianetino (così piccolo da poter ospitare solo il lampione e il lampionaio) è disperato. Non ha più riposo, la velocità delle cose lo costringe a non fermarsi mai, ed ogni giorno è identico a quel che l’ha preceduto, ogni giorno un lampo che si accende e poi si spegne come per un soffio.

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Giornate fotocopia. È la concezione moderna del tempo che passa? Così che ogni inizio è in realtà una frettolosa triste ripetizione del già trito e ritrito, senza nessuna consistenza?

Come per rispondere, ci viene incontro dal vangelo di Luca la figura di Maria di Nazaret. “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

C’è come un laboratorio interiore in cui immagini, parole, azioni, avvenimenti della vita attendono di essere calati. Come semi da interrare nella disponibilità del cuore, dove il terreno è profondo e può nutrire e portare a maturazione ciò che abbiamo vissuto. Le cose della vita fioriscono e maturano quando ce ne prendiamo cura nel fondo di noi stessi, tornando ad occuparcene nella riflessione. Che cosa mi vuoi dire, che parola custodisci per me? Che cosa voglio imparare da quel che è avvenuto? Che nome ha il sentimento che mi è sorto dentro?

Allora il lampionaio affannato può calmarsi, può sedare la sua fretta disperata, e accogliere il sollievo di chi coltiva i semi di vita che ha raccolto in cuore.

Lungo il sentiero del tempo che si apre, il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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