La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 4 settembre 2022

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Domenica 4 settembre 2022. I Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Quando il Signore Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
(Mt 4, 12-17)

Quando conto i semi
sparsi sotto terra
che poi fioriranno –

quando penso a tanti
che giacciono là sotto
e che saranno accolti in alto –

e quando credo nel giardino
che i mortali non vedono,
quando colgo i suoi fiori con la Fede
e ne scanso le api
so allora perdonare questa stagione, senza rimpianto.

(Emily Dickinson)

Gesù sorge alla ribalta della scena nell’oscura e sospetta (per le autorità di Gerusalemme) regione di Galilea, annunciando che un tempo nuovo si sta compiendo. Il regno dei Cieli ha fatto il passo, inatteso e irrevocabile, debordante rispetto alla parola stessa dei profeti antichi, inimmaginabile per intensità e definitività. Attraverso di me, dice Gesù, comincia a dilagare nel mondo la Grande Primavera. Sorge l’alba del Giorno di Dio, e i rigori dell’inverno della storia si intiepidiscono.

L’attesa che i profeti dei tempi andati avevano tenuta desta, attraverso e nonostante le frustranti delusioni – sovrani e condottieri che avevano acceso speranze per un attimo, poi tutte sempre di nuovo deludenti – respira finalmente distensione. “Il tempo è compiuto”, annuncia Gesù nel passo parallelo di Marco. Il tempo è maturato come un frutto (è il senso del verbo greco che Marco utilizza), si è gonfiato e riempito di bontà.

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Quando si vive l’Incontro con il Dio vivente, scrive Emily Dickinson, quando si accende in noi la Grande Primavera, diventiamo grati anche del tempo dell’inverno, rivediamo con occhio sereno perfino il rigore del passato. O meglio, accogliamo con benevolenza anche l’inverno del presente, perché il Regno, sotto il cielo, è sempre una Primavera che comincia, mai del tutto vincitrice sulle nebbie della storia. Ma chi vive nella fede, per esservi stato acceso dall’accoglienza della Spirito del Signore, sente fremere sotto la crosta della terra il frizzante vigore della vita che fermenta, che si prepara ad allungarsi verso il cielo.

Per avere vissuto l’incontro con il Dio vivente, io “credo nel giardino che i mortali non vedono”, io sono sempre alla presenza delle messi di domani. E così posso portare il peso di “questa stagione”, questo contrastato gennaio del mondo, questo inverno che grava su noi tutti.

Noi siamo i conquistati dalla Grande Primavera.

Davvero lo siamo?

Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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