I Domenica dopo la Dedicazione. Il mandato missionario. Necessità. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Lc 24, 44-49a
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».
Giornata missionaria mondiale: Gesù svela ai discepoli il senso di tutto ciò che hanno visto, dalla sua passione fino alla risurrezione dai morti, invitandoli ad esserne testimoni. Una cosa, però, non la spiega: perché “era necessario” che il Cristo soffrisse?
Il motivo di questo silenzio è chiaro: chi ha visto queste cose da vicino lo aveva capito benissimo. Noi, però, rischiamo di non capirci nulla: se c’è una cosa che non comprendiamo della morte di Cristo, e che tante volte è stata fraintesa, è proprio la ragione di questa “necessità”.
In una bella riflessione contenuta nelle sue meditazioni sulla Passione di Gesù secondo i vangeli sinottici (ovvero quelli di Matteo, Marco e Luca), Enzo Bianchi sottolinea che, quando si dice che la sofferenza di Gesù fu necessaria, bisogna stare molto attenti a non prendere una cantonata.
Non fu, infatti, necessaria “per Dio”, ma fu necessaria per noi: in un mondo dominato dalla paura della morte, bisognava veder risorgere un Dio morto ammazzato per credere nell’amore, nel perdono e nella vita! I discepoli di ieri e di oggi possono predicare che è possibile convertirsi ed essere perdonati solo perché Gesù, “l’ucciso”, è tornato dicendo “pace a voi”.
E poi c’è quell’espressione che proprio in questi giorni suona ancora una volta tristemente attuale: “partendo da Gerusalemme”. Dopo duemila anni, Gerusalemme è il luogo in cui le tre grandi religioni monoteiste sono sfidate a fare la pace, e dunque – nella misura in cui la pace non c’è – esso è la prova concreta di tutto quello che di Dio ancora non abbiamo capito.
La speranza sta in questo: proprio a Gerusalemme la parola di Gesù risuona ancora e mai sarà revocata. “Pace a voi! Pace a voi!”. Darle pieno compimento è il cuore della nostra missione, fino alla fine.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
© Vuoi riprodurre integralmente un articolo? Scrivimi.
Sostieni Caffestoria.it
