Domenica 18 settembre 2022. III Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».
(Gv 5, 25-36)
Quando tu mi hai scelto
– fu l’amore che scelse –
sono emerso dal grande anonimato
di tutti, del nulla.
Sino allora
mai ero stato più alto
delle vette del mondo.
Non ero mai sceso più sotto
delle profondità
massime segnalate
sulle carte di mare.
E la mia allegria era
triste, come lo sono
quei piccoli orologi,
senza braccio cui cingersi,
senza carica, fermi.
Ma quando mi hai detto : “Tu”
– a me, sì, a me, fra tutti –
più in alto ormai di stelle
o coralli sono stato.
E la mia gioia
ha preso a girare, avvinta
al tuo essere, nel tuo pulsare.
Possesso di me tu mi davi,
dandoti a me.
Ho vissuto, vivo. Fino a quando?
So che tu tornerai
indietro. E quando te ne andrai
ritornerò a quel sordo
mondo, indistinto,
del grammo, della goccia,
nell’acqua, nel peso.
Sarò uno dei tanti
quando non ti avrò più.
E perderò il mio nome,
i miei anni, i miei tratti,
tutto perduto in me, di me.
Ritornato all’ossario immenso
di quelli che non sono morti
e non hanno più nulla
da morire nella vita.
(P. Salinas)
È l’amore a renderci vivi. Non siamo vivi davvero fino a che non viviamo nell’amore: amati ed amanti, attraversati dalla corrente generosa e implacabile della forza che conosciamo come necessaria.
Lo dice Salinas alla donna che ama, e che sta per tornarsene Oltreoceano. È stato l’essermi sentito scelto da te a destarmi alla vita, dalla quale ero scivolato nell’apatia di giorni grigi come per una allegria triste. Guardarti e lasciarmi guardare mi riempiva della solida forza delle vette e delle profondità. Se tu non mi chiami più per nome, io il mio nome lo perderò.
Lo dice anche Gesù nella pagina dell’evangelista Giovanni: è l’amore del Figlio a chiamare per nome chi gli appartiene, i suoi amici, coloro che egli ama. E il Figlio ama ogni figlio e figlia di questo mondo, per il solo fatto che sono al mondo. Vivranno tutti coloro che si lasceranno sfiorare dalla sua voce, dalla sua parola: essa comunicherà loro un respiro di risurrezione, li farà emergere dalla tomba di esistenze buie e spente. Tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno.
Poco prima, nel suo vangelo, Giovanni aveva chiarito: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. È sempre e solo l’amore a muovere le azioni del Creatore, e sono inarrestabili. E questa è un’ottima notizia, una parola di Vangelo.
Nella grande avventura di lascarci afferrare da quella voce, di lasciarci fecondare da quella Parola, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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