La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo ambrosiano del 5 luglio 2020

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Domenica 5 luglio 2020. V Domenica dopo Pentecoste, Anno A. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.

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In quel tempo. Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,57-62)

“Quando tenete nelle mani due bicchieri di cristallo, essi stanno in silenzio. Allora voi battete leggermente un bicchiere sull’altro ed essi riverberano sonoramente. Un bicchiere non ha influenzato l’altro, ma gli ha fatto emettere un suono che viveva, silenzioso, nel suo cristallo. Così è l’educazione: un tocco per provocare l’altro a far suonare la sua musica. Questa è la teoria socratica dell’educazione. Socrate diceva che tutti noi siamo gravidi di bellezza e che il compito dell’educatore (come nella storia della Bella addormentata) è dare il bacio per risvegliare un’intelligenza addormentata” (Rubem Alves, Pedagogia del desiderio).

Il desiderio è il dinamismo fondamentale che accende la ricerca di ognuno. Qualcuno ha definito Gesù “maestro del desiderio”: al suo passaggio si aprono nei cuori spazi di immaginazione e ruggiscono passioni prima mai destate a se stesse.

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Nella pagina di Luca troviamo in rapida successione tre scambi tra educatore e discepoli ancora sulla soglia: il maestro risponde al primo e al terzo, e porge il suo invito al secondo. Accomuna i tre dialoghi il senso dell’urgenza di Gesù: nel suo modo di vedere le cose, nulla deve venire “prima” (“permettimi di andare prima…”, “prima però lascia che io mi congedi…”) dell’avventura del Regno di Dio, dell’annuncio che i battenti del Regno sono spalancati.

Le reticenze del secondo e del terzo riguardano l’ambito sacro della famiglia, il secondo addirittura protesta l’impegno della sepoltura del padre. Ma Gesù spinge all’estremo – davvero all’estremo – il senso dell’urgenza. È un dire paradossale, come molti altri del maestro di Galilea (“Se il tuo occhio ti dà scandalo, cavalo e gettalo via da te…”). Il tuo desiderio di orizzonti aperti, di avventurosa ricerca del mondo nuovo, di orientamento a ciò che ti chiama dal fondo delle cose, è il segno dell’azione d’amore del Padre mio, è una traccia del sorgere incontenibile del giorno di Dio. Io sono al mondo per destare dal fondo di te la potenza del tuo cristallo, la musica che custodisci e di cui non sai. Io sono la levatrice dei tuoi desideri profondi.

Il desiderio profondo è ricchezza, il tormento e l’alimento segreto che mi nutre. Lo Spirito è all’opera per destarlo e farlo risuonare in me. Che cosa ne sto facendo?

Nella grande avventura di prender sul serio i nostri desideri più profondi, il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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