La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo 15 giugno 2025

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Santissima Trinità. Prenderemo dimora. Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo

Gv 14, 21-26

Hey now
Still got to let you know
A house doesn’t make a home.
Don’t leave me here alone!

Hey, adesso
devo ancora dirti
che un edificio non fa una casa.
Non lasciarmi solo!

U2, Sometimes you can’t make it on your own (2005)

La solennità della Santissima Trinità segue la Pentecoste, proponendoci il culmine di ciò che si può dire di Dio dopo che la Rivelazione si è compiuta nella Pasqua di Gesù e nel dono dello Spirito Santo: Dio è amore e vuole stare con noi.

Nel Vangelo di oggi c’è una affermazione molto forte che Gesù consegna ai discepoli nel racconto dell’ultima cena secondo Giovanni: “Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Incredibile la forza di questo messaggio, che anzitutto ha come soggetto il “noi” di Dio, che non è un plurale di maestà, ma l’affermazione esplicita di una comunione sostanziale che lo caratterizza: Gesù non si chiama fuori da Dio, ma svela ai discepoli di essere lui stesso Dio, in comunione perfetta con il Padre, del quale siamo a nostra volta figli di adozione.

Questa Trinità, nella quale abita Gesù, desidera prendere dimora, ovvero abitare in ciascuno dei suoi figli.

Pensavo al laborioso e intenso processo dell’accasarsi, al tempo che ci vuole perché un edificio diventi casa propria. In una canzone molto bella scritta da Bono, il frontman e cantante degli U2, per la morte del padre, c’è un passaggio che rappresenta il culmine lirico del pezzo e che recita proprio così: “A house doesn’t make a home”: un edificio non fa una casa.

Nel senso che non è automaticamente un luogo che sentiamo come casa nostra. L’autore vuole ribadire la necessità di una presenza, quella del padre, senza il quale la casa non gli sembra più sua.

La vicenda del rapporto con il Padre, nel Vangelo, rappresenta in più punti il criterio interpretativo del cammino di fede di ciascun uomo, proprio perché Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio con questo nome: “Padre”. È importante dunque, che nella festa della Santissima Trinità, del Padre si parli ancora così: come di una presenza che vuole prendere dimora nel nostro cuore, perché ci sentiamo davvero a casa.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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