III Domenica di Pasqua. Reazioni. La “fissa” del Battista, e Gesù all’improvviso. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Gv 1, 29-34
In quel tempo. Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Una smorfia sulla faccia. Quella che non riesci a nascondere e che fa trapelare meraviglia o sconcerto, fastidio o felicità. L’espressione esclamativa del viso e del corpo che dice molto più di lunghi discorsi. Talvolta ci affanniamo a celarla, per poi accorgerci che è troppo tardi. Talvolta lasciamo andare le redini, per farla diventare un’esplosione contagiosa, che comunica a chi abbiamo davanti che cosa ci portiamo dentro.
La frase che ripetiamo in tutte le Messe: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo” è qualcosa del genere: l’esclamazione spontanea che coglie Giovanni quando alza gli occhi e vede Gesù andargli incontro.
Mi chiedo perché Giovanni abbia scelto proprio quella definizione tra le tante cose che poteva dire di Gesù. Immagino che Giovanni venga spesso separato da quella che è stata la sua “fissa”, la fretta originaria che lo ha sospinto, e cioè il desiderio di denunciare e togliere il male dal mondo. Politicamente questo desiderio gli è costato la testa, e dal punto di vista “professionale” l’appellativo di “Battista” non fa che ribadire la sua vocazione a purificare, a pulire, a santificare.
Dunque Giovanni sceglie in modo irresistibile questa definizione di Gesù perché vede in lui l’unico bene necessario per vincere la sua battaglia di sempre.
Mi chiedo se ci sia da qualche parte un cristiano come lo è stato Giovanni il Battista: uno che di fronte alle sconfitte della storia, al male e al peccato, che nonostante gli sforzi sembra indelebilmente legato alle vicende del mondo, abbia una sola spontanea istintiva risposta: Gesù!
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
© Vuoi riprodurre integralmente un articolo? Scrivimi.
Sostieni Caffestoria.it
