III Domenica dopo l’Epifania. Divisione per zero. L’unica operazione che non ha alcun senso. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Lc 9, 10b-17
In quel tempo. Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
La matematica ci insegna che l’unica divisione senza risultato è la divisione per zero. I discepoli, però, sono uomini e il loro buon senso li porta a concludere che anche dividere cinque pani e due pesci per migliaia di persone sia un’operazione incapace di portare ad un qualunque risultato apprezzabile. Saremmo poco onesti a dire che non avremmo ragionato così a nostra volta!
Il timore di non farcela e quello che le nostre risorse (personali o comunitarie che siano) contino poco alla luce delle esigenze reali ci accompagna costantemente, soprattutto in quest’epoca, dove una delle malattie sociali è l’ansia da prestazione.
Gesù, da parte sua, contrappone alla nostra visione cinica del mondo la prospettiva della Grazia, che poi, nella tradizione, relativamente a questo e ad altri temi, ha preso il nome di “Provvidenza”. C’è un’azione di Dio che moltiplica le forze, le possibilità e le occasioni, ma agisce solo laddove la nostra azione sia disposta a dividere con gli altri.
Le testimonianze più eclatanti che “là c’è la Provvidenza” sono, non a caso, legate a santi e beati che si sono distinti nella carità (madre Teresa di Calcutta, Luigi Orione, Giuseppe Benedetto Cottolengo e innumerevoli altri): quando il loro momento è arrivato, come per i discepoli nell’episodio del Vangelo, è apparso evidente che non erano anzitutto le loro capacità di ingegneria gestionale a rendere possibile l’opera che hanno compiuto, ma qualcos’altro, riconducibile soltanto a Dio.
Dunque sì, Gesù ha moltiplicato i pani, ma solo dopo che i discepoli hanno condiviso quel che avevano, e questo, alla fine, ci dice che la matematica non è un’opinione: l’unica divisione che davvero non ha senso è proprio quella che divide per zero.
Don Alessandro Noseda
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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