Domenica in Albis depositis. II di Pasqua. Prove. Credevo che la questione fosse tutta lì. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Gv 20, 19-31
In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Per lungo tempo, leggendo questo brano tutto d’un fiato, non capivo la pertinenza di alcune parole di Gesù: mi pareva che ci fossero come delle frasi fuori contesto. Perché Gesù, ad esempio, parla di punto in bianco proprio del potere di perdonare i peccati?
Poi ho cercato di immedesimarmi in Lui, anziché trattare la vicenda come una semplice prova testimoniale di ritorno dalla morte.
È lì che ho trovato il filo rosso della passione e dell’amicizia tradita, che ora il Risorto desidera ricostruire con l’annuncio di pace ripetuto ad ogni suo apparire. È lì che ho trovato il senso del riferimento al perdono come primo dono dello Spirito Santo, attraverso il quale Gesù si riconcilia con chi lo aveva abbandonato e che ora soffia sui suoi amici.
È lì, infine, che ho trovato il senso della richiesta di Tommaso, spesso trattato come un padre del metodo scientifico (una specie di Galileo ante litteram), che chiede di riconoscere Gesù non semplicemente rilevandone i connotati, ma mettendo il dito in un posto preciso: le piaghe inflitte dai chiodi del crocifisso.
Ogni atto di fede, per Giovanni, ha come complemento oggetto l’amore: solo l’amore, infatti, è credibile. Perciò Tommaso chiede ben più di una prova scientifica!
E io invece tante volte, da post-moderno quale sono, credevo che la questione fosse tutta lì.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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