IV Domenica di Pasqua. Il suo amore. Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo
Gv 15, 9-17
“L’amore”: lo sai questa parola che effetto che mi fa
detta piano o forte, detta ad un’altra velocità
può anche uccidere, può anche darmi la felicità
detta con un altro suono oppure con un’altra età…
Luca Carboni, Luca lo stesso (Pop-up, 2015)
Quarta domenica di Pasqua, rito Ambrosiano. Il testamento che Gesù lascia ai suoi discepoli nell’ultima cena è in tutti i sensi quello dell’amore. Espresso con gesti, raccontato con le parole, specchio di tutta la vita e culmine della sua Passione, l’amore di Gesù si comunica ai discepoli come la parola definitiva.
In questo stralcio di Vangelo di Giovanni, del testamento dell’amore ascoltiamo il sigillo, ovvero l’invito finale e definitivo: quello a rimanerci dentro.
“Rimanete nel mio amore”: nel segno dell’amicizia con cui Gesù li ha chiamati e in quello della fiducia con cui li ha scelti, i discepoli di Gesù non ricevono altro invito se non quello a “rimanere” nel “suo” amore.
Per il cristiano, insomma, è insufficiente dire che Dio è amore, e che il grande comandamento è quello dell’amore: occorre un complemento di specificazione, serve – diciamo – sottolineare che quell’amore di cui parla ha un contenuto, anzi, che quell’amore è tutto contenuto in una vita: la vita di Cristo.
Una canzone di Luca Carboni, riportando alla luce i sentimenti di due ragazzi che si amano, si sofferma su questa stessa esigenza di non lasciare al caso la definizione della parola “amore”; troppo abusata, troppo esposta ai fraintendimenti, si corre il rischio di non sapere a cosa ci si riferisca.
Anche per il cristiano, e forse soprattutto per il cristiano, che dell’amore ha fatto il proprio comandamento, è decisivo specificare di quale amore si stia parlando: è quello di Gesù, il “suo” unico e inconfondibile amore. In quello bisogna rimanere, e solo di quello si può vivere in eterno.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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