La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo 27 luglio 2025

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VII Domenica dopo Pentecoste. Perché si può. Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo

Gv 6, 59-69

“Mentre il mondo cade a pezzi
io compongo nuovi spazi e desideri
che appartengono anche a te”.

Marco Mengoni, L’essenziale, Pronto a correre (2004)

Settima domenica dopo Pentecoste. Rito ambrosiano. Anche per la ciurma di Gesù arriva il momento in cui il gioco si fa duro e il capitano diventa troppo esigente.

Ma come? Non era il migliore che ci si potesse aspettare?

Eppure, o forse proprio per questo, Gesù ha a sua volta chi non lo capisce e nonostante tutti i segni compiuti, qualcuno non sta al passo: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”.

La recriminazione è aspra e a tutto campo. In gioco non c’è solo “qualche” aspetto dell’insegnamento di Gesù, ma l’orientamento complessivo della sua Parola, che risulta dura e incomprensibile.

“Da quel momento molti non andavano più con lui”.

“Molti”, dice il testo, e gli esperti leggono in quel momento l’apice di una crisi profonda in seno al gruppo e che screma tanti entusiasti che avevano pensato di intuire la traiettoria del Maestro, ma si sbagliavano.

Alcuni però rimangono, ed è essenziale che il Vangelo non si risparmi nel dirci perché: come Pietro, che prende la parola per tutti, chi rimane ha una ragione profonda che definisce il suo rapporto con Gesù e lo rende indistruttibile. Nel caso dell’apostolo, la ragione è questa: “Tu hai parole di vita eterna”, e io questa parola – potremmo parafrasare Pietro – non la mollo più.

Mi trovo alla vigilia di un giubileo dei giovani che si svolgerà a Roma, proprio come 25 anni fa.

Allora ero un giovane anche io, prete da pochi mesi e affamato di senso e di futuro. Ricordo ancora le parole che Giovanni Paolo II, rivolse anche a me in quella notte di Tor Vergata:

“Cari amici, vedo in voi le sentinelle del mattino in quest’alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.

Un quarto di secolo dopo, vedo un mondo che cade a pezzi e insieme a tanti altri discepoli potrei essere colto da un dubbio: che le parole ascoltate nella mia giovinezza fossero solo un appello fallito, una profezia destinata a rimanere inascoltata. Potrei vivere anche io, insomma, quella crisi che colse chi seguiva Gesù, quando non si capiva dove andasse e il mondo – come sempre – camminava da tutta un’altra parte.

Dunque mi fermo e cerco le ragioni per continuare a credere e a sperare.

Voglio trovarle, per rispondere anche io come Pietro, e dire ai giovani che sarà bello essere lì per ascoltare le parole di un altro papa, che cercherà a sua volta di renderli assetati di senso e di futuro.

Il mio sguardo si posa su chi ci parlò allora: 25 anni dopo è diventato santo!

Le parole escono dalla mia bocca come una conseguenza inevitabile: “Ci sto”, dico; “Ti seguiremo, Signore, perché è possibile, e c’è qualcuno che il mondo non è riuscito a cambiare, o a spegnere. Voglio percorrere anche io questa strada, vorrei diventare anche io quel che è diventato lui!”.

Poi, il mondo cambierà.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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