La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo 22 giugno 2025

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II Domenica dopo Pentecoste. Niente panico. Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo

Mt 6, 25-33

Bones, sinking like stones
All that we fought for
And homes, places we’ve grown
All of us are done for (done for)

And we live in a beautiful world
Yeah, we do, yeah, we do
We live in a beautiful world

Oh, all that I know
There’s nothing here to run from
‘Cause yeah, everybody here’s
Got somebody to lean on

Ossa pesanti come pietre:
tutto ciò per cui abbiamo lottato
e case, posti in cui siamo cresciuti…
siamo spacciati!

E viviamo in un mondo magnifico
si è così, si è così!
Viviamo in un mondo magnifico!

Oh, tutto quello che so è che
non c’è niente qui da cui scappare
perché qui tutti hanno qualcuno su cui appoggiarsi…

Coldplay, Don’t panic, Parachutes (2001)

Seconda domenica dopo Pentecoste. Rito ambrosiano. “Non preoccupatevi!”. L’ansia è una malattia sociale del nostro tempo o una postura che umanamente assumiamo di fronte alla fragilità dell’esistenza?

L’appello affettuoso di Gesù deve essere proprio rimasto impresso nel cuore di discepoli che evidentemente erano già in affanno, sebbene vivessero nel mondo per noi antico della Palestina di venti secoli fa.

Infatti – Gesù lo deve ribadire – “preoccuparti” non ti salva la vita!

I protagonisti delle due similitudini sono dunque creature fragili: gli uccellini e i fiori del campo, la cui vicenda esprime chiaramente che la parabola della vita non si risolve a partire dalle proprie forze, ma è custodita da una sollecitudine più grande, che è quella di Dio.

Se dunque c’è una “big picture”, ovvero un “disegno più grande”, esso è quello di Dio, l’unico che debba essere custodito affinché la Vita sia salva: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.

In una delle prime canzoni del gruppo musicale britannico dei Coldplay, dal titolo “Niente panico”, si parla della stanchezza viscerale che affligge le ossa stanche di gente che ha lottato tutta la vita per avere case e cose e si ritrova in un mondo magnifico, nel quale però emerge un terrore irrazionale.

Come un fiume sotterraneo, alla stregua di una consapevolezza che arriva a fior di pelle, il panico esplode quando ci si rende conto che, in questo mondo bellissimo, forse non è rimasto nessuno a cui appoggiarsi, e se mai ci fosse, questa sarebbe l’unica ragione per non dover scappare a gambe levate.

È una conferma delle parole di Gesù, che ci invitano ad una cura più grande: il tesoro non sta nelle cose che abbiamo, ma nella giustizia di Dio, dalla quale sorge il prossimo, salvezza di tutta la vita.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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1 commento su “La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo 22 giugno 2025”

  1. Buongiorno Don Alessandro,
    Dopo la messa della domenica leggo il suo commento mentre ascolto il pezzo da lei scelto. Sono cresciuta in Gran Bretagna e pertanto i pezzi scelti li conosco bene. I commenti e la musica creano sempre un momento speciale di vera riflessione per iniziare bene la settimana. Grazie!
    (sono Anna Maria, l’amica gallese di Licia Buffoni). Ci siamo rivisti alla festa con il coro dove lei ha suonato la chitarra alla mia parrocchia di San Giuseppe qualche mese fa e mi ha suggerito il sito Caffestoria. Un vero regalo, grazie.

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