La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 8 gennaio 2023

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Battesimo del Signore. Festa del Signore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.


✠ Vangelo Mt 3, 13-17
In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Se la vita pubblica di Gesù avrà molto da spartire con barche e pescatori, il suo primo incontro con l’acqua avviene sul letto del Giordano, in un momento non alieno da qualche drammaticità.

Gesù arriva all’improvviso, senza aver chiesto il permesso, e Matteo ci racconta di una schermaglia tra lui e Giovanni Battista, che sul momento non si sentiva degno di battezzarlo. Anzi, Giovanni aveva appena finito di dire che il nuovo battista sarebbe stato proprio Gesù, con la differenza, però, che questi avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco, invece che nell’acqua.

Gesù, però, non ci sta e vuole mettersi in fila anche lui. Dal cielo, l’immagine dello Spirito che scende e la voce di Dio che gli rende testimonianza confermano la sua identità: è lui il Figlio, l’amato!

Segni, riti, iniziazioni e passaggi: Gesù non ne è stato alla larga, ma li ha vissuti come uomo, senza tirarsene indietro. Il suo battesimo, al di là dei significati teologici che possiamo attribuire al gesto, rappresenta la sua iniziazione ad una missione che doveva avere anch’essa un’autorizzazione e un riconoscimento sociale.

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Penso a tutti quei passaggi importanti della vita di tante persone, soprattutto giovani, che nella società in cui viviamo non vengono segnati da nessun rito, e perciò stesso sembrano privi di riconoscimento e di legittimazione. Talvolta l’assenza riguarda la domanda (i riti non sono richiesti perché reputati inutili), talvolta manca l’offerta (i riti, per diverse ragioni, non sono possibili).

Se Giovanni Battista non aveva pronto un rito per Gesù, ma è Gesù stesso a metterlo sulla strada giusta (“Conviene che adempiamo ogni giustizia”), forse dobbiamo cercare anche noi di adempiere ogni giustizia, per chi di questi momenti non sente l’esigenza, oppure non trova la possibilità.

Come liberare i riti dalle loro incrostazioni e renderli desiderabili e disponibili per ogni scelta ispirata dall’amore di Dio?

Don Alessandro Noseda

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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1 commento su “La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 8 gennaio 2023”

  1. Rendendoli più “umanizzati”, ma non sciatti, densi di segni che rimandino al “significato”, più “corali” e meno individualizzati in modo che i riti coinvolgano l’interezza dell’uomo!

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