La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo 9 novembre 2025

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Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Cappello o corona? Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo

Mt 25, 31-46

“Surprise! You are dead!
Ha ha, open your eyes!”

Sorpresa! Sei morto!
Ha ha, apri gli occhi!”

Faith no more, surprise, you are dead, The real thing, 1989

Nel rito ambrosiano ricorre l’ultima domenica dell’anno liturgico, dedicata a Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo.

Il brano che la liturgia oggi ci propone è tratto dal 25° capitolo del vangelo di Matteo, l’ultimo prima dell’inizio del racconto della Passione di Cristo. È come se Matteo volesse sigillare quello che Gesù ha compiuto quando camminava predicando per le strade del mondo con una parabola che racconta il suo ritorno, e svela che proprio in relazione a lui saranno giudicate tutte le genti.

Perché questo sigillo? Per chiarire che il passaggio del Maestro in mezzo a noi ha tolto il velo che avvolgeva come in un mistero lo scopo dell’intera esistenza, svelandone finalmente il senso, e al suo ritorno tutto sarà pesato con la sua bilancia.

Proprio in relazione al giudizio, mi è venuta in mente una famosa canzone dei Faith no more: canzone paradossale, se si considera che il nome del gruppo significa “Niente più fede”. La canzone si intitola “Sorpresa! Sei morto!” e parla dello stupore del ritrovarsi tra le grinfie del demonio, determinato a torturare all’infinito chi ha reso un inferno la vita degli altri.

Sembra che il brano che abbiamo davanti sia effettivamente il racconto di un’umanità sorpresa, non però della vita dopo la morte, bensì del fatto che quel Signore che si credeva di non avere mai visto con i propri occhi lo si era già incontrato tante volte.

Era presente negli affamati e negli assetati, in chi aveva bisogno di un vestito o era malato o carcerato. Insomma, in tutti i poveri c’era il Re dell’universo, e proprio loro ne incarnavano la grandezza.

Chi l’avrebbe mai detto?

In effetti nessuno, prima di Gesù.

Ora però noi lo sappiamo, perché se crediamo alla sua Parola, lui ci ha svelato che quando facciamo un gesto d’amore verso uno solo di questi “fratelli più piccoli” l’abbiamo fatto a lui, e ogni volta che abbandoniamo uno di questi piccoli, abbandoniamo il Signore.

Dunque, che cosa faremo a chi è nel bisogno? Gli metteremo il cappello del poveraccio?

Sarebbe come non vedere che sulla sua testa c’è già la corona del Re.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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