Rispondere all’emergenza culturale che stiamo vivendo con un “Nuovo linguaggio per le migrazioni”. È questo l’obiettivo della 27a edizione del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, organismi pastorali della Cei, presentato oggi alla Radio Vaticana.
Capita sempre più spesso che la narrazione delle migrazioni offerta dai mezzi di comunicazione alimenti e si alimenti di pregiudizi, perdendo il contatto con la realtà dei fatti, con la deontologia professionale e – aspetto ancora più grave – con la dignità delle persone migranti. Il risultato è che il linguaggio, da fondamento della comunità, diventa strumento di separazione.
Da un lato, infatti, proseguono esperienze importanti come quella della Carta di Roma, il protocollo deontologico per una corretta informazione sui temi dell’immigrazione siglato nel 2008 dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa italiana. Dall’altro, non mancano fenomeni negativi. Uno su tutti, il ritorno di termini che si credevano scomparsi dal nostro linguaggio – nonché dal nostro pensiero – anche e soprattutto giornalistico. “Clandestino”, ma anche riferimenti ai “negri” o alla “razza”, sempre più comuni anche nel quotidiano della nostra società, anche fra i più giovani.
Ci sono poi le narrazioni a metà. Basti pensare all’appiattimento della cronaca delle migrazioni al solo piano dell’emergenza, che – pur nella consapevolezza che l’immigrazione si presenti anche come situazione critica che richiede risposte adeguate – ha finito con il trascurare, se non con l’ignorare, la varietà degli oltre 5 milioni di stranieri che vivono e lavorano ogni giorno nel nostro Paese e che negli anni sono entrati nel nostro tessuto sociale.
Cambiare questo stato di cose richiede un intervento impegnativo, che passa anche – e forse soprattutto – attraverso l’educazione e il linguaggio. Quasi un decennio fa, nei suoi “Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020”, la Conferenza episcopale italiana indicava già il fenomeno delle migrazioni come «una delle più grandi sfide educative» del nostro tempo.
«È necessario – scrivono nell’Introduzione al Rapporto Immigrazione don Francesco Soddu e don Giovanni De Robertis, rispettivamente direttore di Caritas Italiana e direttore generale della Fondazione Migrantes – mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova “grammatica della comunicazione” che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone».
Per questo è importante riappropriarsi della realtà. Nel 2017 i migranti nel mondo sono 257,7 milioni e in aumento. La maggior parte di loro è presente in Asia (30,9% dei migranti mondiali), seguita a breve distanza dall’Europa (30,2%). Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) nel 2015 la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi internazionali ammontava al 10-15%. Il Paese europeo che nel 2017 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 12 milioni), seguita da Regno Unito, Francia e Spagna. L’Italia, con 5.144.440 di immigrati regolarmente residenti sul territorio (8,5% della popolazione totale residente in Italia) si colloca al 5° posto in Europa e all’11° nel mondo. Le comunità straniere più consistenti in Italia sono quella romena (1.190.091 persone, pari al 23,1% degli immigrati totali), quella albanese (440.465, 8,6% del totale) e quella marocchina (416.531, 8,1%). I cittadini stranieri risultano risiede soprattutto nel Nord-Ovest della Penisola (33,6%) e a diminuire nel Centro (25,7%), nel Nord-Est (23,8%), nel Sud (12,1%) e nelle Isole (4,8%). Il 57,7% di loro è cristiano, soprattutto ortodossi (+1,6 milioni) e cattolici (1 milione). Solo il 28,2% degli stranieri in Italia è musulmano (+1,4 milioni). Guardando all’Italia di domani – che è già quella di oggi – è importante osservare come nel 2017 il 14,8% dei bambini nati in Italia abbia entrambi i genitori stranieri e che oltre il 10% degli alunni che frequentano la scuola dell’infanzia (materna) e la scuola primaria (elementari) siano stranieri, la grande maggioranza dei quali nata però in Italia (60,9%).
La XXVII edizione del Rapporto Immigrazione si presenta rinnovata nel taglio e nel formato, per farsi più simile ad una rivista. Non soltanto una scelta grafica, bensì dettata da una considerazione più profonda: se la disinformazione raggiunge il grande pubblico, così deve provare a fare anche l’informazione di qualità. Gli autori che anche quest’anno hanno contribuito al volume con i loro scritti sono esperti riconosciuti nei diversi ambiti affrontati nel Rapporto Immigrazione, dall’analisi statistica del contesto internazionale, europeo ed italiano fino agli approfondimenti tematici sul lavoro, la scuola, la famiglia, la cittadinanza, la crisi economica, la salute, la devianza, la religione, il linguaggio e i media. Completa gli interventi la “voce della Chiesa”, autorità e protagonista riconosciuta anche in campo migratorio.
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1 commento su “Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes. Un linguaggio per le migrazioni: il ritorno del vecchio e l’urgenza del nuovo”