C’è una chiesa che sorge nel centro di Milano, stretta fra i palazzi e le nuove leggi dell’urbanistica, che un tempo era fra i simboli della città. Concessa alla Chiesa ortodossa russa, oggi è frequentata soprattutto da ucraini. Storia di una Milano che unisce.
Secondo l’intenzione di papa Francesco, domenica 24 aprile – Domenica della Palme per la Chiesa greco-cattolica ucraina in Italia – sarà per le chiese cattoliche europee una giornata di preghiera e solidarietà a favore della popolazione ucraina ferita da «una guerra silenziosa che ha fatto un milione di profughi, centinaia di morti», come ricorda mons. Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza episcopale italiana che si occupa della pastorale dei migranti.
Al gennaio dello scorso erano oltre 226mila gli ucraini residenti nel nostro Paese (il 4,5% della popolazione straniera residente in Italia), dei quali 49mila in Lombardia, oltre 17mila nella sola provincia di Milano (dati Istat). Proprio in città una delle chiese simbolo della storia religiosa e artistica ambrosiana, quella di San Vito in Pasquirolo, nel congestionato centro di Milano, in largo Corsia dei Servi, costituisce da alcuni anni un esempio di integrazione attiva fra culture e tradizioni cristiane differenti.
Edificata nel Seicento e adorna di motivi barocchi, completati da affreschi dei fratelli Fiammenghini e del pittore bolognese Prospero Fontana, la piccola chiesa è rimasta chiusa per oltre trent’anni, fagocitata dallo sviluppo urbanistico del capoluogo lombardo, che in pochi anni ha stravolto il delicato equilibrio degli storici vicoli dell’area. Qualche anno fa l’edificio ha però trovato nuova ragion d’essere nel passaggio d’uso dalla Diocesi di Milano alla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca, a vantaggio del dialogo ecumenico fra le Chiese cristiane. Restaurata e riaperta, gli spazi interni alla chiesa – fra l’iconostasi e un piccolo bazar di icone russe e libri di preghiere – sono rifioriti in senso orientale, ad accompagnare il rito ortodosso.
Protagonista della rinascita di San Vito in Pasquirolo, oltre alla Diocesi di Milano, padre Ambrogio Nicolaj Makar, archimandrita della Chiesa ortodossa russa di Milano. Un nome per nulla casuale e che celebra sant’Ambrogio, fra i santi più venerati nella Chiesa russa, in grado di attirare frotte di fedeli ortodossi anche nella basilica più cara ai milanesi. Se in città molti sono i russi – attivi soprattutto nel Quadrilatero della moda – sono però gli ucraini, soprattutto donne che a Milano lavorano come badanti, a rappresentare il grosso dei fruitori della chiesa. Un legame venuto meno neppure alla prova del conflitto armato e che da alcuni anni dà nuovo senso al piccolo pascolo (pasquirolo) da cui deriva il nome della zona in cui sorge la chiesa.
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Il Sismografo
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