Da Amsterdam a Medjugorje. Signora di tutti i popoli, ma non delle poste

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Nuovo capitolo nell’intricata vicenda Medjugorje, che rimanda direttamente alla questione Amsterdam. E a papa Francesco. Con quali conseguenze?


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La vicenda di Medjugorje è delicata e complessa. Il rischio di urtare sensibilità o di sciupare ricchezze spirituali è altissimo. Nondimeno, rimane della massima importanza stabilire la veridicità delle presunte apparizioni mariane e dei messaggi ad esse collegati, pena minare la credibilità di altre esperienze, alimentare la tensione fra differenti realtà ecclesiali in loco e avallare il possibile malaffare – economico, oltre che pseudo-mistico.

A riprova della spinosità della questione, un nuovo capitolo si è recentemente aggiunto alla vicenda. Papa Francesco ha nominato mons. Aldo Cavalli visitatore apostolico per la parrocchia di Medjugorje. Lecchese, 75 anni, Cavalli succede al polacco Henryk Hoser, morto lo scorso agosto. Come già per il predecessore, l’incarico di Cavalli avrebbe carattere «esclusivamente pastorale», di accompagnamento «stabile e continuo» della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei tanti fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, senza entrare nella questione della veridicità o meno delle apparizioni, che si susseguono senza posa dal 1981.

Ciononostante, mons. Aldo Cavalli non è una personalità sconosciuta nel campo delle manifestazioni mariane. Soprattutto di quelle presunte. Dal 2015 nunzio nei Paesi Bassi e rappresentante permanente presso l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Cavalli ha messo ordine in un’altra annosa vicenda di supposte apparizioni – ad Amsterdam – che si protraeva dal 1945. Cosa può far presagire, dunque, questa nomina rispetto al futuro del “fenomeno Medjugorje”? Qualcosa può dircelo la vicenda della cosiddetta Madonna di Amsterdam, Signora di tutti i popoli.

È il 25 marzo 1945, seconda guerra mondiale agli sgoccioli e festa dell’Annunciazione, quando Ida Peerdeman, allora impiegata quarantenne, avanza la prima di una serie di apparizioni che attribuisce a Maria: «Un mare di luce e un vuoto profondo» – spiega – «Indossava un lungo abito bianco con una cintura. Era in piedi con le braccia aperte». Le presunte – ormai confutate – apparizioni si protraggono per quattordici anni, fino al 31 maggio 1959. Sarebbero 56 i messaggi della Vergine Maria, che si presenta con l’appellativo inedito di “Signora di tutti i popoli”. Successivamente, e fino agli anni Ottanta, Ida Peerdeman sperimenterebbe altri momenti mistici, le cosiddette “esperienze eucaristiche”.

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La vicenda fa parlare di sé. E parecchio. Particolarmente nei primi anni, il significato dei messaggi è criptico, per lo più apocalittico e simbolico, ma non mancherebbero riferimenti a precisi fatti storici, come la morte di Pio XII il 9 ottobre 1958, che la Peerdeman sostiene esserle annunciata in anticipo da Maria, con l’indicazione però di mantenerla segreta fino a dopo il verificarsi dell’avvenimento.

Nel corso degli anni la vicenda di Amsterdam si complica. Interventi del clero locale, particolarmente dei vescovi di Haarlem-Amsterdam, affastellano pronunciamenti, spesso contraddittori. Si distinguono le apparizioni e i relativi messaggi dal nuovo titolo che la Vergine si attribuirebbe, “Signora di tutti i popoli”. Si benedice il moltiplicarsi di conversioni e guarigioni, insieme ad un buon grado di disordine. Nel 1974 la Congregazione per la dottrina della fede non lascia spazio a dubbi: le «pretese apparizioni e rivelazioni» non hanno origine soprannaturale, come già affermato a più riprese anche dall’allora vescovo di Haarlem. Sacerdoti e fedeli laici sono pertanto invitati a «cessare qualsiasi propaganda».

Vicenda conclusa? Tutt’altro. Nel 2002, 57 anni dopo la prima apparizione, a sorpresa mons. Jozef Marianus Punt, vescovo di Haarlem-Amsterdam, riconosce esplicitamente «l’origine soprannaturale» delle apparizioni. Passano quasi vent’anni e serve attendere la fine dell’episcopato di Punt, il 1° giugno 2020, perché la posizione della diocesi olandese si allinei nuovamente – anche grazie al lavoro di mons. Cavalli – con quella della Congregazione per la dottrina della fede. Il 30 dicembre 2020, pochi mesi dopo l’insediamento, il nuovo vescovo di Haarlem-Amsterdam, Johannes W. M. Hendriks, scrive che non sussistono impedimenti alla venerazione di Maria con il titolo di “Signora di tutti i popoli”, ma che ciò «non può essere considerato in alcun modo un riconoscimento – nemmeno implicito – della soprannaturalità degli eventi in questione».

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La portata sociale e spirituale della “Madonna di Amsterdam” non raggiunge mai quella di Medjugorje, vero e proprio fenomeno di massa che ha inizio il 24 giugno 1981 con la prima presunta manifestazione ad Ivanka Ivanković e Mirjana Dragičević. A che punto siamo, al momento? L’ultima sostanziale novità riguarda l’analisi e i successivi sviluppi della commissione ristretta voluta da Benedetto XVI nel 2010 e presieduta dal card. Camillo Ruini. Ne è emerso che le prime apparizioni di Medjugorje potrebbero essere considerate inspiegabili ed ascrivibili al soprannaturale. Discorso diverso per le apparizioni successive al 3 luglio 1981, sulle quali la commissione ha espresso forti dubbi. Nel maggio 2019 papa Francesco ha autorizzato i pellegrinaggi a Medjugorje (fra l’altro, recentemente al centro di abusi no-vax), che da allora possono essere ufficialmente organizzati da diocesi e parrocchie e non più soltanto in forma privata. Da questo punto di vista, quindi, Medjugorje gode di maggiore riconoscimento rispetto ad Amsterdam.

Tutt’altro che un’autenticazione del “fenomeno Medjugorje”, comunque. Tanto più che non di rado papa Francesco ha espresso giudizi sferzanti sull’invidiabile puntualità dei presunti messaggi mariani: dalla «capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni» (2013) a chi «aspetta i veggenti e la lettera che la Madonna spedirà alle quattro di questo pomeriggio» (2015), dalla «capo di un ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa» (2016) fino al giudizio più netto, nel 2017: «Preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora. Questa non è la mamma di Gesù».

Cosa attendersi, quindi, dal lavoro di mons. Aldo Cavalli? Anzitutto, verosimilmente, il riordino del contesto di Medjugorje, funzionale anche ad un rasserenamento del clima fra le diverse anime della Chiesa particolare. Se verrà riproposto lo stile già mostrato ad Amsterdam, ciò non avverrà mediante documenti esterni al contesto locale, ma tramite la voce stessa della diocesi di Mostar-Duvno, attualmente guidata da mons. Petar Palić. Risultano ancora aperte, poi, la riflessione sul riconoscimento del titolo di santuario a Medjugorje e l’urgenza di garantire un adeguato accompagnamento pastorale ai pellegrini, che li possa anche porre al riparo da strumentalizzazioni di tipo politico e ideologico.

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Curiosamente, un altro punto critico lega l’esperienza di Amsterdam al pontificato di Francesco: il riconoscimento di Maria come “Corredentrice”, vale a dire cooperatrice di Cristo nella Redenzione dell’umanità. Questione facilmente derubricabile a sottigliezza teologica se non fosse che dentro e fuori la Chiesa cattolica se ne discute da decenni. «Oggi, dopo più di cinquant’anni, la Chiesa cattolica si trova davvero in questa situazione difficile e dolorosa: da una parte cardinali e centinaia di vescovi vorrebbero vedere onorata Maria con il dogma di Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. Lo stesso desiderano famosi teologi, molti sacerdoti e milioni di fedeli», si scriveva fino a pochi anni fa sul sito ufficiale della devozione alla “Signora di tutti i popoli” di Amsterdam, capofila della corrente favorevole al riconoscimento del nuovo titolo mariano. «Ma non tutti la pensano così e hanno le loro ragioni comprensibili. Tra cardinali, vescovi e teologi ci sono molti che considerano il concetto “Corredentrice” equivoco e perciò fondamentalmente inadatto per descrivere in maniera teologicamente corretta la posizione unica di Maria nel piano salvifico».

Fra i contrari anche papa Francesco, che ancora nel marzo scorso non ha fatto mistero di considerare Maria «come Madre alla quale Gesù ci ha affidati, avvolge tutti noi; ma come Madre, non come dea, non come corredentrice: come Madre». E ha puntualizzato: «È vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come un figlio alla mamma: quante cose belle dice un figlio alla mamma alla quale vuole bene! Ma stiamo attenti: le cose belle che la Chiesa e i santi dicono di Maria nulla tolgono all’unicità redentrice di Cristo. Lui è l’unico Redentore». Una certezza, almeno.

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2 commenti su “Da Amsterdam a Medjugorje. Signora di tutti i popoli, ma non delle poste”

  1. Complimenti per questo articolo,scritto con chiarezza e competenza e senza le banalita’ che di solito si leggono quando si parla di apparizioni Mariane. Non perché non credo a queste apparizioni,anzi proprio perché ci credo….Ciao

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